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Fine dei giochi. Quello che è accaduto ieri nelle stanze buie della FIA nei pressi paddock di Montreal è qualcosa che segnerà irrimediabilmente la credibilità di uno sport che, per una lunga serie di altre ragioni, si trovava già con un piede nella fossa. Il collegio dei commissari composto da Emanuele Pirro, Gerd Ennser, Mathieu Remmerie e Mike Kaerne ha messo la pietra tombale su anni di battaglie e rivalità in pista, sancendo il principio assoluto che in caso di duello ravvicinato tra Lewis Hamilton ed un altro pilota, Lewis Hamilton ha diritto di traiettoria ovunque si trovi.

Quella che ad una prima impressione può sembrare una nota polemica è viceversa una constatazione oggettiva basata sull’analisi delle decisioni che i commissari hanno preso nel corso degli anni. L’episodio avvenuto alla curva 4 rispecchia in maniera speculare quanto avvenuto a Monaco nel 2016 quando, dopo un vistoso errore alla Nouvelle Chicane, Hamilton strinse verso il muro l’accorrente Ricciardo per impedirgli il sorpasso. In quell’occasione la manovra dell’anglo-caraibico fu deliberata e impulsiva, ma i commissari (tra i quali figurava proprio Pirro) decisero di non procedere ritenendola legale. Il giudizio diametralmente opposto fornito in merito all’errore di Sebastian Vettel stride invece con qualsiasi logica e cancella secoli di studi sulla fisica e sulla dinamica del veicolo. Dopo aver perso il posteriore in ingresso curva, il pilota della Ferrari ha reagito con un controsterzo da manuale, tenendo la SF90 sull’erba prima di riprendere la via della pista: in quel momento, con le gomme sporche e dovendo gestire l’effetto pendolo scaturito dal precario livello di aderenza, è stato costretto a correggere nuovamente la traiettoria per evitare di girarsi. Le immagini hanno chiaramente mostrato come tutta la manovra sia avvenuta senza soluzione di continuità, documentando il fatto che il buon Seb non ha agito in maniera sconsiderata né tantomeno scorretta, dato che non aveva la possibilità di conoscere l’esatta posizione di Hamilton in quel momento. L’inglese, dal canto suo, ha cercato di trarre vantaggio dall’errore dell’avversario provando, come di consueto, ad infilarsi dove non c’era spazio replicando una manovra simile a quella che provocò il contatto fratricida con Rosberg a Barcellona sempre nel 2016.

Fino a questo punto l’aspetto agonistico del confronto ha avuto una normale evoluzione e data l’adrenalina le richieste di indagine da parte del pilota della Mercedes possono anche essere comprensibili. Ciò che non è accettabile è che 4 commissari tra cui un pilota con una brillante carriera alle spalle, abbiano assecondato tale richiesta sbugiardando in mondovisione quanto stabilito fino a ieri in situazioni analoghe. Tutto quello che è scaturito da quel momento in poi ha avuto connotazioni grottesche riportando alla luce un lato del carattere di Hamilton che sembrava essersi assopito sotto lo scudo delle facili vittorie degli ultimi anni: l’incoerenza di un ragazzino capriccioso, determinato ad ottenere la propria affermazione a tutti i costi e incapace di accettare il fatto che un altro pilota adotti nei suoi confronti gli stessi atteggiamenti difensivi che hanno contraddistinto la sua carriera. L’esultanza sotto la bandiera a scacchi è stato un gesto gratuito ed offensivo nei confronti della storia del motorsport, ma peggiore è stato il tentativo, per nulla spontaneo, di trascinare Vettel sul gradino più alto del podio per rispondere alla contestazione di un pubblico inferocito e defraudato.

In sostanza si è avuta l’ennesima dimostrazione che la Ferrari è passata dall’essere l’unico team con diritto di veto a recitare il ruolo di comprimario sacrificato sull’altare dei giochi di potere per dare luce ai successi dell’accoppiata Hamilton-Mercedes. Il Circus non ha bisogno di niente di tutto ciò: alla continua ricerca di un’identità profittevole per la loro gallina dalle uova d’oro, FIA e Liberty Media, hanno definitivamente perso il bandolo della matassa avvallando l’adozione di una serie di accorgimenti tecnici e decisioni sportive destinate ad incanalarsi in un’unica direzione che ora è diventata palese e fin troppo fastidiosa per essere accettata. La Formula 1 ha bisogno di sincerità, passione e sostanza e il modo in cui il pubblico ha sposato e condiviso la veemente protesta di Vettel a fine gara ne è una lampante dimostrazione.

picture: Twitter @F1