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“Ragazzi, fine dei giochi. Ufficialmente diremo che vogliamo concentrare gli sforzi sulla F1, ma la verità è che Porsche e Mercedes stanno creando un mostro che non ha nulla di regolamentare e se già è fastidioso essere battuti dai tedeschi, farlo per mano di una vettura simile sarebbe inaccettabile. Spegnete tutto: da domani questo splendore sarà roba da museo.

Già…fine dei giochi. Era il 1996 e Nicola Larini aveva ricevuto un’insolita chiamata dal reparto corse della Ferrari. “Nicola abbiamo bisogno di te per una sessione di test con un V12. Giriamo a Fiorano e… no, non è una prova comparativa con la 412T2 dello scorso anno. È qualcosa di mostruoso”. Dopo settimane di lavoro in fabbrica, trascorsi in sordina e senza dare troppo nell’occhio, i tecnici del cavallino guidati da un giovanissimo Aldo Costa e quelli della “Michelotto Automobili” avevano allestito quella che, secondo i piani, sarebbe dovuta diventare l’arma ufficiale per dare l’assalto al BPR Global GT Series, il papà del FIA GT, nonno del contemporaneo FIA WEC.

Arrivato nel box Larini trovò di fronte un mezzo che sprizzava potenza da tutti i pori: una F50 che aveva perso per strada tutte insicurezze della linea sgraziata per tramutarsi in un’esercizio di stile dal fascino assoluto. Il cofano era dominato da due vasche di sfogo che avevano il compito di evacuare il calore generato dal sistema di raffreddamento del V12, un cuore pulsante da 750 CV e 529 Nm di coppia, in grado di trasformare la versione stradale in una vettura da passeggio. Lo splitter anteriore sembrava una lama pronta a fendere l’asfalto tanto era ridotta l’altezza dal suolo, mentre, sul retrotreno trovavano spazio un generoso estrattore e l’ala regolabile ancorata tramite un pilone centrale, in luogo dei due sostegni laterali del modello originale. Sul tetto era stata realizzata una presa dinamica deputata al pescaggio di flussi puliti per l’alimentazione del propulsore, in pieno stile F1. 

Tempi alla mano la F50GT risultò subito più rapida della ben collaudata 333SP dimostrando come, oltre ai benefici di una maggior potenza del motore, fosse in grado di offrire prestazioni di tutto rispetto nonostante il breve periodo di gestazione. Poi la doccia fredda: poco dopo essersi fregiato dell’egida FIA, quello che era nato come un campionato per vetture GT strettamente derivate dalla serie, seppur limitata, si trasformò in un campionato destinato a prototipi costruiti ad hoc. Per assecondare le pressioni di Porsche e Mercedes, interessate a schierare vetture più estreme, gli organizzatori del FIA GT crearono una nuova categoria GT1, basata sullo stratagemma dell’omologazione: se fino al 1996 era necessario impiegare una vettura derivata da un modello di serie con precisi vincoli tecnici e dimensionali, con il regolamento 1997 sarebbe stato possibile omologare un prototipo nato per le corse, costruendone 25 esemplari “stradali”. Arrivarono così la Porsche 911 GT1 e la Mercedes CLK GTR, vetture che non avevano nulla di stradale e che correvano grazie ad una speciale deroga, non essendo state realizzate nel numero minimo richiesto. La Mercedes che vinse il campionato 1997, ottenne la relativa omologazione solo a stagione conclusa, mentre sulla Porsche aleggia tuttora un’aura nebulosa dato che non è mai stato possibile effettuare un conteggio preciso degli esemplari realizzati: i numeri riportano 23 unità suddivise tra i modelli 993 e 996 a cui si aggiunge l’unica EVO del 1998, immatricolata con targa tedesca BB GT 198 che, secondo qualche ben informato, è derivata da una delle 4 impiegate a Le Mans.

Stante lo stravolgimento regolamentare la Ferrari si rese conto di avere una vettura splendida e regolare, ma assolutamente inadeguata a competere con i rivali. Decise così di abbandonare il progetto realizzando solo 3 delle 6 vetture previste: oltre al prototipo portato in pista da Larini, ne furono destinate 2 a facoltosi clienti, una delle quali è recentemente tornata alla ribalta grazie ad un video realizzato nel corso di una track night sul circuito di Abu Dhabi.


Il fascino della F50GT è rimasto intatto nel tempo: a oltre 20 anni dalla sua costruzione resta una delle auto più belle della storia, basando il suo successo sull’essenza delle linee, senza aver mai beneficiato di livree accattivanti. La sua esclusività ha fatto il resto, ripercuotendosi persino sui modelli in scala: le uniche riproduzioni ufficiali sono state realizzate nel 2013 da TrueScale Miniatures in collaborazione con Fujimi e BBR, ma sono ben presto diventate introvabili raggiungendo quotazioni pazzesche sulle piattaforme online. Il 5 Ottobre un venditore belga è riuscito a vendere un esemplare in scala 1/18 su ebay alla ragguardevole somma di 475€, quasi il doppio rispetto al prezzo di vendita al pubblico al momento della commercializzazione.