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Il 2021 doveva essere l’anno della svolta grazie ad un nuovo regolamento in grado di sconvolgere i valori in campo, mettendo in discussione la soporifera egemonia Hamilton/Mercedes ed invece, a causa della pandemia da Covid 19, assisteremo ad una stagione che nessuno aveva messo in conto.

La 3-giorni di test svoltasi sul circuito di Al Sakhir in Bahrain, non ha svelato molto sui valori in campo: niente di particolarmente oscuro rispetto alle stagioni precedenti, ma con 3 mezze giornate a testa, falcidiate dalle tempeste di sabbia, i piloti non hanno avuto l’occasione di mettere alla frusta le “nuove-vecchie” vetture. Già perché, sempre a causa della congiuntura mondiale, la maggior parte dei Team ha presentato un’evoluzione della monoposto 2020, dovendo districarsi tra le limitazioni imposte dalla Fia per contenere i costi in vista del 2022 quando tutti saranno costretti a gettare quanto realizzato fino ad oggi e ripartire da un foglio bianco. Ogni squadra ha avuto a disposizione 2 gettoni per modificare una specifica area della vettura rispetto a quanto omologato nel corso della passata stagione, con la forzatura insensata di dover necessariamente costruire un fondo meno efficiente per ridurre il carico aerodinamico, a tutela delle gomme Pirelli concepite 2 stagioni fa. Questa situazione porterà ad una probabile cristallizzazione della classifica vista ad Abu Dhabi 3 mesi fa, con qualche incognita legata al possibile recupero di competitività dei motorizzati Ferrari dotati di una power-unit completamente nuova.

A Maranello avrebbero desiderato tanto che il 2021 fosse davvero il 2021 e non un 2020/bis, per lasciarsi alle spalle la fallimentare SF1000 e tutte le sofferenze sportive patite nella peggior stagione della Rossa. A tal proposito sulla SF21 è stato modificato tutto quello che era possibile, investendo i gettoni sul retrotreno e più specificatamente sul cambio, zona nevralgica dell’instabilità del precedente progetto. Per alleviare la resistenza aerodinamica i tecnici della Ferrari sono riusciti nell’impresa di sagomare un muso con una diversa fluidodinamica senza incappare nella necessità di sostenere un nuovo crash test e, di conseguenza, perdere la possibilità di modificare il posteriore. Sarà sufficiente per lottare con i migliori? Con ogni probabilità no. Il distacco mostrato con costanza lo scorso anno avrebbe necessitato di un progetto totalmente nuovo, ma non è stato possibile, così Charles Leclerc e il nuovo arrivato Carlos Sainz, dovranno accontentarsi di lottare per il podio, riponendo le speranze nel nuovo regolamento 2022.

La lotta sarà ancora una volta tra Mercedes e Red Bull con la prospettiva di una battaglia più serrata: se il team austriaco pare aver finalmente trovato una coppia di piloti all’altezza, grazie all’ingaggio di Sergio Perez accanto al confermatissimo Max Verstappen, in Mercedes sembra esserci un filo di preoccupazione viste le difficoltà mostrate nei test. L’azzardato progetto della W12, concepito su una configurazione aerodinamica estrema, rischia di essere un passo più lungo della gamba, confermando l’attitudine sfrontata ed arrogante mostrata in alcune situazioni nel corso della storia recente. Il nervosismo manifestato da Toto Wolff e Lewis Hamilton in Bahrain è qualcosa di insolito in una fase solitamente ricca di segnali positivi e di chilometri percorsi in abbondanza: quando scenderanno in pista nel corso del weekend le ex Frecce d’Argento potrebbero essere costrette a correre in difesa, fino a quando James Allison e soci non avranno sgomberato il campo dai dubbi sull’affidabilità della trasmissione. Discorso simile per la neonata Aston Martin che con la vettura campione del Mondo condivide qualcosa in più di qualche dettaglio. Vettel e Stroll hanno girato poco e senza acuti, dovendo fare i conti con guasti di natura molto simile. Se le cose si metteranno per il verso giusto le verdissime Aston potrebbero inserirsi nella lotta per il podio, aspirando a qualche exploit sulla falsariga di quanto fatto dalla Racing Point.

Chi sembra avere tutte le carte in tavola per disputare una stagione dalle grandi prospettive è la Mclaren che, dopo anni di peregrinaggio tra Honda e Renault, è tornata a legare il proprio nome a quello delle power-unit Mercedes. La MC35M è nata sfruttando le deroghe concesse dalla Federazione per il cambio del fornitore, ma soprattutto pare aver trovato un’interpretazione del fondo particolarmente ardita in grado di concedere a Norris e Ricciardo un iniziale vantaggio competitivo rispetto ai diretti avversari.

Il pacchetto di mischia a centro classifica dovrebbe vedere una lotta tra Alfa Romeo e Alpha Tauri che come novità principale sfoggia il talentuosissimo samurai Yuki Tsunoda, promosso nella massima serie dopo una sola brillante stagione in F.2.

Il ritorno di Fernando Alonso darà sicuramente una spinta alla Alpine, realtà dal gusto revival nata per un vezzo di marketing della Renault, ma l’isolamento tecnico nel quale versa il team di Enstone potrebbe essere un pesante fardello: senza team clienti con cui condividere i dati e senza la possibilità di test potrebbe andare in contro ad una progressiva perdita di competitività nell’arco della stagione.

Poche sorprese da Williams e Haas: se lo storico team britannico, relegato da alcuni anni a recitare il ruolo del fanalino di coda, potrà contare sugli exploit offerti dal fenomeno George Russell, per la compagine americana ci saranno l’incognita di due debuttanti e la dichiarata rinuncia a qualsivoglia sviluppo in attesa del prossimo anno. Mick Schumacher arriva in F.1 fresco del titolo della serie cadetta conquistato con il Team Prema, ma con una condizione ambientale tutta da verificare: da un lato una vettura potenzialmente lenta e dall’altro la convivenza con il compagno Nikita Mazepin, distintosi fin qui per l’atteggiamento a dir poco discutibile e sottaciuto grazie a ingente quantitativo di rubli.

In sostanza non ci resta che attendere…per capire. Perché, in fin dei conti, si tratta sempre di capire.

 

 

 

 

 

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