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La fase dell’incertezza si è chiusa e con essa, forse, anche le speranze della Ferrari di vincere il Mondiale. L’apertura della stagione europea ha tolto infatti anche i pochi dubbi che restavano, rendendo lampante una situazione che l’altalena prestazionale vissuta dagli avversari tra Bahrain e Cina aveva parzialmente celato: la SF90 ha un potenziale inferiore a quello del matrimonio di Pamela Prati… Non ce ne voglia la bella e brava Pamela nazionale, ma proprio nel weekend in cui l’evento principe del gossip nostrano è naufragato dopo l’ennesimo rinvio (tanto da essere ritenuto una colossale montatura, ndr.) la Rossa ha clamorosamente fallito l’appuntamento con la riscossa.

In Spagna Vettel e Leclerc hanno rimediato una sonora batosta e a nulla sono serviti il nuovo motore termico e i corposi aggiornamenti aerodinamici, anzi il gap rispetto ai rivali è cresciuto in modo imbarazzante. Gli otto decimi di distacco dalla pole position di Bottas si sono confermati anche sul passo gara, consentendo a Verstappen di guadagnare comodamente il terzo gradino del podio dopo le scaramucce al via tra il tedesco e le due Mercedes. Sia chiaro, il circuito di Barcellona è sempre stato un feudo delle frecce d’argento che nell’era ibrida hanno mancato la vittoria solo nel 2016 a causa del famoso autoscontro tra Hamilton e Rosberg al primo giro, ma mai come quest’anno, alla luce dei risultati dei test invernali rappresentava un banco di prova importante. Gli uomini di Maranello erano chiamati a confermare quanto di buono mostrato in terra spagnola a fine febbraio, ma l’unica cosa ad essere confermata è stato il tempo sul giro, 1.16.272 contro l’1.16,221 di allora. La Ferrari ha dimostrato di essere cresciuta, ottenendo il riscontro con una mescola due step più dura rispetto a quanto fatto in precedenza, ma gli avversari hanno fatto un salto decisamente superiore. Se dopo le prime gare della stagione si aveva l’impressione di una vettura incapace di mostrare tutte le carte per una serie di concause, adesso sembra che gli sviluppi vengano gettati nella mischia senza un effettivo riscontro e le facce dei ferraristi non promettono nulla di buono. La sconsolatezza di Vettel e Leclerc al termine delle qualifiche è stata disarmante e stride con le reiterate iniezioni di fiducia che Binotto e Camilleri continuano a elargire all’ambiente.

La stagione sembra aver preso una piega simile a quella del 2016 con alcuni weekend di apparente competitività gettati alle ortiche per scelte strategiche opinabili, alternati a gare incolori con distacchi misurabili con il pallottoliere; ma all’epoca si era consapevoli che l’iride fosse un miraggio e che il gap dal vertice fosse comunque importante. Il 2019 si era aperto con ben altre aspettative, dopo un 2017 e un 2018 che la Scuderia aveva comunque vissuto da protagonista, la possibilità di concretizzare la rincorsa alla Mercedes sembrava essersi completata, tanto da ipotizzare il sorpasso prestazionale. Invece la riorganizzazione successiva alla scomparsa di Marchionne ha finito per sgretolare quanto di buono costruito negli anni precedenti e dall’esterno ora si percepisce una certa confusione, palesata anche dalla sommaria gestione delle strategie di gara. Binotto si trova a dover gestire due piloti che stanno iniziando a darsi fastidio, con Vettel più volte chiamato a dar conto delle prestazioni inferiori a quelle di un compagno decisamente meno esperto, ma che, a suo discapito continua a commettere errori pesanti. L’empasse mostrato domenica nelle fasi in cui si è deciso di impartire un team order è stato lampante: le rosse si sono trovate in scia l’una all’altra in due occasioni e, nonostante fossero in condizioni di gomme diverse, lo scambio di posizioni si è concretizzato solo dopo alcuni passaggi interlocutori che hanno finito per ralletare la gara di entrambe.

Non sembrano esserci più piste amiche e piste nemiche, la SF90 sembra essere la vittima sacrificale al cospetto di una Mercedes che con la W10 ha forse trovato la perfezione assoluta, cancellando con un lungo lavoro di affinamento iniziato dopo la prima, interlocutoria, giornata dei test invernali, tutti quei difetti che affliggevano le precedenti versioni e ridefinendo ad ogni gara il concetto di “potenziale”.

 

(Photo: https://formula1.ferrari.com)