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L’inizio di tutto.

Dietro ogni passione c’è sempre un evento scatenante, una scintilla che ha acceso un fuoco che brucia, un entusiasmo irrefrenabile.

Sono nato nel 1974 e grazie al mio papà appassionato di auto ho iniziato a seguire le gare di Formula Uno ancora in fasce. In quegli anni la Ferrari iniziava un decennio fortunato in cui ottenne sei titoli mondiali costruttori e tre titoli piloti, per forza di cose divenni un tifoso delle auto rosse di Maranello. I miei genitori mi ricordano che intorno ai cinque anni chiamavo le auto da corsa le “Nikilauda”

La passione avrebbe potuto fermarsi alle competizioni viste in tv, invece un giorno di primavera, quando avevo circa undici anni, mio padre mi portò a passare un pomeriggio in un parco. Al momento del ritorno a casa, poco oltre il cancello di uscita, nella fila di auto che procedeva lentamente vicino a noi vidi quella che mi parve un’astronave aliena. Quell’auto era totalmente diversa da qualsiasi auto avessi visto nei miei primi undici anni di vita. Non fu il rumore ad attrarmi, il proprietario procedeva a passo d’uomo e al minimo dei giri, e nemmeno il colore, che ricordo bene essere grigio metallico, quello che mi rapì fu il suo design: bassa, larga con pochissime linee curve e molti spigoli vivi. Cinque lame orizzontali graffiavano la fiancata nascondendo due enormi prese d’aria. Un grande e sinuoso specchietto si sporgeva dal solo montante sinistro come se fosse stato appeso lì per caso. La parte posteriore era larghissima e squadrata e un’altra grata nera orizzontale copriva i fari posteriori sormontata al centro da un grande cavallino argentato. Credo di essere rimasto imbambolato per qualche secondo a guardare i quattro scarichi che si allontanavano con un cupo borbottio, poi guardai mio padre in cerca di spiegazioni e lui mi disse che quella era una Ferrari, che era stata presentata qualche mese prima a Parigi, e si chiamava Testarossa.
Tornato a casa cominciai a cercarla tra le pagine dei giornali di auto comprati da mio padre, e ritagliai qualche foto da incollare su un diario dove conservavo i ritagli delle immagini che mi piacevano di più.

Il ricordo di questo episodio è ancora scolpito nella mia memoria circa trentacinque anni dopo, forte e vivo proprio come la passione per i motori che non mi ha mai lasciato, ma al contrario è aumentata sempre di più.