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Sembrava trattarsi dell’ennesimo esemplare one-off commissionato dal miliardario di turno, e invece…
Dovevamo aspettarcelo, Horacio ci ha abituato a queste uscite estemporanee, quando meno te l’aspetti, ti sorprende con il colpo di genio, senza ripetersi mai.
Molti si aspettavano una Huayra R, una vettura estrema basata sull’ultima nata sulle rive del Panaro, quello che Pagani aveva fatto con la Zonda R, un’auto concepita per estremizzare il concetto di Hypercar, libera da qualsiasi regola, che fosse scritta sul codice stradale o su un regolamento di gara. Una specie di giocattolone per bambini cresciuti, e ricchi, da poter essere utilizzata solo su piste noleggiate per l’occasione. Solo chi lo conosce bene può aver pensato che sarebbe stata una mossa troppo prevedibile per Horacio.
E infatti, quando nessuno se l’aspettava ecco il progetto Imola.
Imola è una pista leggendaria, sul suo asfalto sono state scritte pagine memorabili della storia del motorsport, gioiose e tristi, grandi vittorie e amare tragedie. Intitolato ad Enzo e Dino Ferrari il circuito sorge sulle rive del Santerno, fiume che nasce in un altro luogo storico per gli appassionati di motori, il Passo della Futa, punto di passaggio della Mille Miglia.
Il tracciato è molto tecnico e a tratti può considerarsi “difficile”, selettivo addirittura, Horacio Pagani ne parla così: “da sempre separa il grano dal loglio, sia per quanto riguarda l’uomo, sia per quanto riguarda la macchina.” Ebbene proprio ad Imola la Pagani ha deciso di sviluppare un’auto speciale, richiesta a gran voce dai clienti. Prendendo come base di partenza la Huayra, la Imola rappresenta una specie di laboratorio, proprio come fu la Zonda R, ma che potesse essere omologata per le strade di tutti i giorni. Quindi non un esercizio di stile fine a sé stesso, ma una fonte di idee e soluzioni innovative che poi verranno portate sulle future auto prodotte a San Cesario. La prima ad aver beneficiato di alcune di queste soluzioni è stata proprio la Roadster BC, ad esempio i nuovi materiali con cui è stato costruito il telaio, o l’innovativo sistema di verniciatura denominato “Acquerello Light“, che permette di risparmiare bel 5 kg di peso solo sulla “pelle” della carrozzeria senza perdere nulla della lucentezza o delle qualità protettive della vernice.
La Imola condensa tutto il know-how odierno della Pagani: 1246 chilogrammi spinti da un motore V12 biturbo da 827 cv. Per la prima volta su un’auto Pagani destinata alla strada è stata concessa qualche deroga all’estetica in favore dell’efficacia, le numerose appendici aerodinamiche non sono certo eleganti, ma del resto è stata progettata e testata a fondo per poter esprimere prestazioni assolute, sul circuito romagnolo ha percorso oltre 16.000 km a velocità di gara, sul comunicato stampa specificano “l’equivalente di circa tre volte la 24 ore di Le Mans”, i più sognatori di voi sono liberi di pensare che Horacio ci stia comunicando in maniera occulta l’idea di un futuro impegno ufficiale nelle corse.
Questa Imola non sarà l’auto ideale per andare alla prima della Scala, ma il rapporto auto – cliente è stato messo in primo piano anche stavolta, nonostante le prestazioni esasperate e l’aerodinamica sofisticatissima, la Imola risulta facile da guidare anche da una persona che non sia un pilota professionista. Horacio racconta che avrebbe potuto realizzare un assetto perfetto, molto più basso e rigido che avrebbe assicurato prestazioni migliori, ma che poi si sarebbe dovuto confrontare con strade che non sono affatto perfette, a scapito della guidabilità.
Il cliente Pagani è disposto a spendere tutto ciò che Horacio chiede perché ormai è chiaro che l’azienda emiliana è diventata un atelier che cuce vestiti perfetti direttamente sulla pelle di chi poi dovrà indossarli.
Infatti, i cinque esemplari dal costo di cinque milioni di euro (più le tasse) sono già tutti venduti.