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Scorro la timeline di Instagram ed arrivo ad uno degli ultimi post pubblicati dalla Pagani automobili.

È un video e ritrae un ragazzo che interpreta un giovane Horacio Pagani negli anni ‘80 che si mette al piano nella sua Argentina ed inizia a suonare una melodia da lui composta.
Le immagini si spostano nel futuro e si vede Horacio nel suo ufficio nel 2022, dove con una matita inizia a disegnare delle linee su un foglio.
La colonna sonora ora è una musica ispirata alle note di prima ed è suonata da un’orchestra. Le linee sul foglio diventano particolari del frontale di una carrozzeria e a questo punto si iniziano a vedere i veri particolari del nuovo modello di casa Pagani appena presentato: il pulsante dello start sulla plancia, alcuni strumenti analogici, una leva del cambio inserita in una griglia metallica.
Il video continua, il quadro degli strumenti, i sedili rivestiti da morbida pelle bordeaux. Poi iniziano i particolari della carrozzeria: prese d’aria, specchietti retrovisori, i fanali posteriori, cerchi avveniristici e l’iconico gruppo di 4 scarichi. Ora viene inquadrata la silhouette in penombra e poi finalmente l’auto intera illuminata. Il colore, le linee, tutto da l’idea di morbidezza, di calore. Horacio ora ha un pennarello nero in mano e scrive una parola sul foglio “Utopia”. Nelle ultime inquadrature Horacio sale in auto accende il motore e apre la portiera che si muove verso l’alto.

Ora è tutto chiaro, non sono più pareri personali o questione di gusti: Horacio Pagani è un artista, punto.
E le sue auto, le sue opere, sono il modo in cui esprime la sua arte.

Il nome di quest’ultima creazione è perfetto: cosa si può fare di più dopo aver prodotto auto come la Zonda e la Huayra, migliorarle sarebbe stata un’utopia. Utopia è qualcosa di talmente ideale ed immaginario da non poter essere realizzato, eppure Pagani ci è riuscito.

Ci è riuscito astraendosi dall’odierno contesto del mercato automobilistico che condiziona il cliente creandogli falsi desideri. Pagani sa che il fine ultimo di tutto è dare al cliente emozioni autentiche alla guida e allora si ferma e torna alle origini, nessun motore elettrico a coadiuvare il termico, nessun display gigante che raggruppa i comandi, si torna all’analogico, ai bellissimi quadranti circolari con le lancette in mezzo alla plancia, sopra alle manopole dell’aria condizionata. E poi il cambio manuale, una bellissima griglia con i leveraggi esposti a fare bella mostra dell’alta ingegneria sposata al miglior artigianato possibile, ovviamente è solo per chi lo vuole, per chi vuole rapportarsi alla meccanica di persona senza intermediari, ma c’è.
La Utopia ha un’aria confortante, calda e sono evidenti i richiami alle vetture anni ’50, ma allo stesso tempo è palese che sia una vettura progettata da chi vive il futuro della tecnica ed è alla costante ricerca della perfezione e della bellezza.

E allora bravo Horacio, ancora una volta ha saputo stupire e distinguersi da tutti gli altri costruttori che inseguono le mode del momento, tutti nella stessa direzione, invece che cercare di lasciare la propria impronta nella storia dell’automobilismo.

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