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Ferrari, Lamborghini, Porsche, Mercedes, sono marchi che tutti conosciamo, da sempre.

Un giorno, tanti anni fa, qualcuno ha messo insieme dei soldi, un ingegnere, qualche operaio e ha iniziato a costruire automobili, e noi dopo settanta, cento anni siamo qui ancora a parlarne.
Ma pensate mai a quanti non ce l’hanno fatta? A quelli che hanno fallito, magari partendo da un’ottima idea, ma non sono riusciti a trovare i soldi per partire, oppure avevano i soldi, ma costruivano motori che esplodevano ad ogni tentativo. Per ogni costruttore che conosciamo ci sono state decine di costruttori che non conosceremo mai.

Poi ci sono quelli che ce l’hanno quasi fatta, quelli che avevano un’ottima idea, i fondi e anche degli ottimi ingegneri, quelli che sono riusciti a costruire anche qualche esemplare della propria vettura, ma per diversi motivi hanno dovuto desistere da quello che era il loro sogno.

Claudio Zampolli ingegnere italiano della Lamborghini, approfittando della situazione economica favorevole dei primi anni ottanta e della pessima situazione economica dell’azienda emiliana, prova a fare il grande salto e decide di mettersi in proprio per costruire un’auto sportiva.

L’idea c’è già, ed è piuttosto ambiziosa. Quello che gli serve è un socio con cui dividere l’investimento, dei tecnici e un designer.
In breve tempo trova tutto: il socio è Giorgio Moroder, compositore e produttore musicale, vincitore di tre Oscar e grande appassionato di auto sportive. I tecnici specializzati li trova direttamente in Lamborghini, la società annaspa in cattive acque e dei dipendenti scontenti non mancano. Per il design non poté trovare di meglio: Marcello Gandini decide di seguirlo nell’impresa. Per chi non lo conoscesse Gandini è colui che per Bertone ha disegnato la Miura, la Countach, la Stratos… può bastare?

L’idea innovativa è una supercar spinta da un motore con ben 16 cilindri a V. Ma il progetto non è troppo originale, il motore della CiZeta-Moroder è in effetti l’unione di due motori V8 che equipaggiano le Lamborghini Urraco montati uno in fila all’altro. Se state cercando di immaginare come dovesse apparire, probabilmente state visualizzando la cosa giusta: un propulsore enorme!

Il problema a quel punto era vestire un’auto con un motore così grande per altro montato in posizione trasversale. Gandini ci mise tutta la sua arte e il risultato fu una carrozzeria a cuneo molto moderna, tutta sbilanciata verso il frontale, con l’abitacolo praticamente poggiato sull’asse anteriore e con un cofano posteriore grande come un letto matrimoniale. Un altro elemento particolare erano i fari anteriori a scomparsa, quattro fari montati una coppia sopra l’altra.

Se avete mai visto quest’auto non può esservi sfuggita una certa somiglianza. Gandini stesso ammise di aver utilizzato il disegno della CiZeta come punto di partenza per definire la linea della Lamborghini Diablo. Questa coincidenza apparentemente insignificante è solo un pezzo del puzzle che portò alla fine prematura del sogno di Zampolli.

Continua…

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