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Un grande stagione, combattuta sul filo del centesimi tra due storici rivali quali Ferrari e Porsche. Il Mondiale WEC che si è appena concluso in Bahrain resterà negli annali come uno dei più tirati della storia: al termine della gara di 8 ore che doveva decidere l’esito delle classifiche piloti e costruttori della GTE PRO, la Ferrari 488 GTE n.51 di Pier Guidi e Calado ha preceduto la Porsche 911 RSR n.92 di Estre, Jani e Christensen consegnando a Maranello entrambe le corone, ma nell’oscurità del Golfo Persico nessuno si è sentito libero di festeggiare. L’epilogo è stato infatti farcito da una lunga serie di vibranti polemiche che hanno avvelenato l’atmosfera a partire dal penultimo appuntamento, disputatosi una settimana fa sempre sul tracciato di Sakhir.

Al fine di scongiurare il predominio di un contendente rispetto agli altri e per cercare di evitare il dispendio di budget ingenti nello sviluppo tali da uccidere la competizione, Fia e ACO Le Mans hanno da tempo adottato uno strumento denominato “Balance of Performance” (BoP per gli amici…), in grado di regolare le prestazioni delle vetture rispetto alle rivali, con una serie di accorgimenti automatici generati da un algoritmo che gravano su peso, pressione del turbo, misure dei restrittori, capacità del serbatoio ed altezza dell’ala posteriore. Per farlo sono prese in esame le prestazioni delle due gare precedenti ed i correttivi sono diramati prima dell’inizio del weekend con un parametro massimo oltre il quale il sistema non si spinge. È proprio qui che si è scoperchiato il Vaso di Pandora: a fronte di una variazione massima di 10CV e 20KG, alla vigilia della doppia gara in Bahrain alle Ferrari sono stati tolti 25CV e ridotta di 4 litri la capacità del serbatoio con un correttivo manuale che, seppur legittimo e regolamentare, è parso una forzatura volta a mantenere viva fino alla fine la lotta per gli allori. Risultato: Porsche libera di fare il bello e il cattivo tempo con 2 vetture il prima fila e capace di vincere la 6 ore con 30 secondi di vantaggio sulla prima delle 488 GTE, scatenando così le proteste degli uomini di AF Corse.

Ad inizio settimana, con la consapevolezza di aver forzato troppo la mano, la Federazione è corsa ai ripari variando nuovamente il BoP, restituendo alla Ferrari circa la metà dei cavalli sottratti in precedenza ed aumentando di 2 litri la capacità del serbatoio. Chi vince, vince tutto: gara, campionati e gloria nei secoli, così reazione della Casa di Stoccarda non si è fatta aspettare ed i membri della Porsche hanno tuonato accusando i rivali di essersi nascosti in vista della gara decisiva e la Federazione di voler favorire le vetture di Maranello.

Il risultato delle qualifiche, con le 4 vetture equamente distribuite tra prima e seconda fila, ha confermato la bontà del nuovo BoP e l’evoluzione della gara ha visto le due vetture di punta confrontarsi a suon di giri veloci con un distacco ridottissimo fino a 12 minuti al termine quando è successo il fattaccio che ha deciso la stagione e che ha gettato ulteriore benzina sul fuoco. Al culmine di un forcing pazzesco che stava mettendo in seria difficoltà il leader Michael Christensen, Pier Guidi era ormai negli scarichi della Porsche n.92, quando, all’ingresso della curva che immette sul rettilineo, con la traiettoria interna occupata da un prototipo, il danese ha avuto una grossa indecisione, spostandosi prima a destra, poi a sinistra ed anticipando la staccata in modo brusco. Lanciatissimo alle sue spalle, il pilota della Ferrari si è quindi trovato la strada sbarrata colpendo il rivale sul posteriore e mandandolo in testacoda. I commissari hanno prontamente annotato l’accaduto, intimando al Ferrarista di restituire la posizione, ma proprio in quel frangente il muretto del Team Manthey Porsche ha richiamato la vettura per un pit-stop, rendendo impossibile eseguire l’operazione. Seppur rientrata per la medesima operazione al giro successivo, la Ferrari n.51 non ha più lasciato la leadership, tagliando il traguardo in prima posizione, risultato che, unito al terzo posto della vettura gemella, ha regalato il titolo costruttori ad AF Corse, lasciando sub-judice la contesa del titolo piloti. Nell’immediato dopo gara è successo di tutto con le comprensibili proteste dei tedeschi culminate nella folcloristica invettiva di Neel Jani in diretta TV. Quando si è appreso che i commissari non avevano in programma di comminare alcuna sanzione alla Ferrari, la Casa di Stoccarda ha cercato di ribaltare il risultato con un ricorso ufficiale costruito sulla teoria che Direttore di Gara e Commissari non avessero normato l’accaduto di comune accordo. La successiva dimostrazione delle conversazioni scritte tra le due parti ha fatto crollare la tesi, sgretolando la validità del reclamo ed ufficializzando il risultato finale.

L’evento ha ottenuto un’eco insolita anche all’interno dei confini nazionali, solitamente concentrati esclusivamente sulle vicende di F.1 e MOTOGP, sollevando un vero e proprio polverone. Da un lato c’è chi ha considerato l’episodio come un fatto di gara assegnando pieno merito alla vittoria Ferrarista, dall’altro c’è chi ha intravisto nella manovra di Pier Guidi un atto deliberato, tutelato dalla Federazione (complice del reato…) nel tentativo di compensare quanto accaduto nel DTM con il portacolori del Cavallino, Liam Lawson, scippato del Titolo a causa di una manovra scellerata di un rivale nell’ultima gara della stagione. Tralasciando la vacillante consistenza di questa seconda tesi, basata peraltro sull’assunto che la FIA avrebbe compensato all’interno di un suo Campionato Mondiale, un fatto verificatosi in una categoria organizzata da una società indipendente e andato a beneficio di Mercedes (visto che Porsche non figura nemmeno tra gli iscritti in pianta stabile…) mi voglio soffermare sull’analisi dell’accaduto per capire se la decisione finale sia legittima o meno.

Mancano 12 minuti e 25 secondi alla bandiera a scacchi, entrambe le vetture stanno viaggiando con carichi simili: nonostante una sosta in più, effettuata in regime di bandiere gialle, Porsche ha la necessità di effettuare un rabbocco, esattamente come la Ferrari. La Rossa può certamente contare su gomme più efficienti e sul pilota più in forma, a differenza della rivale che, dopo aver utilizzato i “titolari” nella prima fase di gara, vede al volante Michael Christensen, schierato solo nella metà degli appuntamenti in calendario, e su un set di gomme che sta palesando un calo di prestazione da diverse tornate. Nonostante questa condizione, la poderosa rimonta di Pier Guidi deve ancora completarsi e con i doppiaggi da gestire il distacco tra i due contendenti continua a oscillare tra 3 decimi ed un secondo. In quel frangente, dopo aver corso un grosso rischio durante il sorpasso delle due Jota Lmp2, il torinese viene doppiato anche dalla United Autosports sul rettilineo che conduce all’ultima curva, in un tratto tutto sommato agevole. Non è lo stesso per il danese che, intento a difendersi dai possibili attacchi del rivale, viene raggiunto poco prima del cartello dei 150 metri. Avvicinandosi alla staccata Christensen si sposta verso destra, ma scorge il prototipo e scarta verso sinistra per tornare sulla traiettoria ideale: mancando il punto di frenata, stacca circa 15 metri prima rispetto al punto ideale e perde molta più velocità rispetto al consueto. Pier Guidi dal canto suo è sulla traiettoria pulita, consapevole di una vettura molto più efficiente in frenata, pertanto stacca nel punto ideale nel tentativo di avvicinarsi per preparare il sorpasso sul rettilineo principale. Stante la differenza di velocità e l’impedimento causato dalla United Autosports il contatto è inevitabile e la vettura tedesca finisce in testacoda, perdendo la leadership. La Direzione Gara in un baleno invita il muretto di AF Corse a restituire la posizione, cosa che Pier Guidi si appresta a fare nello spazio di un giro perdendo 8 dei 12 secondi di margine che aveva accumulato sulla Porsche, ma, a quel punto, forse per necessità improrogabili o forse con poco acume tattico, Christensen viene richiamato ai box per il rabbocco conclusivo. Conti alla mano è questo pit-stop che grava sul bilancio della stagione più del contatto, perché proprio a causa dell’impossibilità di attuare lo scambio, la Direzione Gara rimuove il warning e lascia gara libera alla Rossa.

Seppur involontaria, la manovra di Pier Guidi ha causato un danno al leader della gara e pertanto andava sanzionata: i commissari hanno scelto la via più logica ed immediata, ma hanno commesso un errore nella valutazione delle tempistiche che l’ha resa vana ed inefficace. Sulla base di questo aspetto, anche il paventato ricorso alla Corte d’Appello Internazionale della FIA, non avrebbe avuto successo, portando Porsche a desistere da qualsiasi ulteriore azione: di fatto, la sanzione è stata comminata e Pier Guidi ha fatto di tutto per eseguire l’ordine. Sportivamente, resta l’amaro in bocca per una splendida stagione che avrebbe meritato un diverso epilogo, libero da polemiche e ricorsi, con pieno merito dei campioni, a prescindere dalle origini e sembianze del cavallino di riferimento…