Tempo di lettura stimato: 2 minuti

Rieccoci qui a parlare ancora dei nomi attribuiti alle supercar più sognate dagli appassionati.

Andiamo in ordine sparso.

L’italoargentino Horacio Pagani ha fatto dell’attenzione maniacale per i dettagli la sua cifra stilistica. Le sue automobili sono un compendio di bellezza e tecnica ipersofisticata, la sua filosofia impone che ogni singolo pezzo che compone la vettura debba al tempo stesso essere funzionale ed emozionare alla vista. Le carrozzerie dei due modelli prodotti fino ad oggi soddisfano perfettamente entrambi i dettami di Pagani, il quale attribuisce all’aerodinamica un’importanza fondamentale, tanto da omaggiare l’elemento “aria” dando alle sue creature nomi a tema. Zonda è la brezza che sferza la cordigliera delle Ande da Nord-Ovest, mentre Huayra, secondo un’antica tradizione peruviana, è il potente dio del vento.

Il marchio fondato da Ettore Bugatti negli anni dello scorso secolo, rimase in disuso per lunghi anni, fino al 1987 quando l’industriale Romano Artioli ne comprò i diritti per iniziare a produrre in Italia una serie di auto sportive. Il primo modello prodotto fu chiamato EB110, con un chiaro riferimento alle iniziali del fondatore e all’anniversario della sua nascita. Dopo qualche problema di natura finanziaria il marchio di origini francesi venne rilevato dal gruppo tedesco Volkswagen che con le sue due ultraveloci ed ultrapotenti auto ha reso omaggio a due famosi piloti francofoni: il francese Pierre Veyron che negli anni ’30 vinse la Le Mans a bordo di una Bugatti, e il monegasco Louis Chiron che si impose in Formula 1 negli anni ’50.

La prima azienda di Ferdinand Porsche si occupava di progetti per altre aziende. Ogni progetto veniva identificato con un numero progressivo e riguardava a volte un singolo pezzo, a volte un’intera automobile, ad esempio il numero 60 fu quello del Mitico Maggiolino studiato per la Volkswagen; quando nel 1948 l’ingegner Porsche decise di produrre un’auto sportiva che portasse il suo nome era arrivato al progetto numero 356, sigla che divenne anche il nome del primo fortunato modello della produzione del marchio di Stoccarda. Quando la collaborazione con Volkswagen si fece più sostanziosa Porsche decise di abbandonare i numeri di progetto per identificare le proprie vetture e così decise di prendere una sigla che gli avrebbe permesso una nomenclatura più indipendente che si sarebbe distaccata da quella per i progetti esterni così decise di chiamare il nuovo modello 901. Purtroppo, dopo la produzione di alcune auto, la Peugeot iniziò a fare pressioni affinché Porsche cambiasse nome all’auto perché la casa francese aveva già registrato tutti i nomi a tre cifre con uno zero al centro per identificare i suoi prodotti. Così da quel momento Porsche sostituì lo zero con un altro uno dando vita al nome 911 che ancora oggi si staglia sul cofano motore delle ultrasportive di Stoccarda.

 

 

Rileggi le puntate precedenti

Prima puntata
Seconda puntata